Il carattere regressivo dell'identificazione
"L'identificazione rappresenta la forma più primitiva dell'attaccamento affettivo... Accde spesso che la scelta dell'oggetto libidicoceda il posto all'identificazione..."
Ogni volta che Freud è portato a descrivere questa trasformazione della scelta d'oggetto (dell'ordine dell'avere) in identificazione all'oggetto (dell'ordine dell'essere), egli ne sottolinea il carattere regressivo: questo passaggio all'identificazione esprime una regressione a uno stadio anteriore della relazione all'oggetto, uno stadio più primitivo, più indifferenziato all'attaccamento libidico all'oggetto. E questa regressione, il più delle volte, si instaura su uno stato di mancanza o di solitudine (vale a dire mancanza riguardante altri).
Lo stato regressivo dell'identificazione rittiva nel soggetto una relazione oggettuale caratteristica della fase orale. La fase orale riguarda l'organizzazione della libido, durante l aquale si incorpora l'oggetto amato e desiderato mangiandolo, vale a dire sopprimendolo.
A questo, che riguarda l'identificazione in generale, si aggiunga che nel caso particolare del cinema anche le condizioni della proiezione (oscurità della sala, inibizione motoria del soggetto, sua passività di fronte al flusso delle immagini) rinforzano pressochè artificialmente la regressione allo stato orale.
Questa struttura orale dell'identificazione si caratterizza essenzialmente per l'ambivalenza, l'indistinzione interno/esterno, attivo/passivo, agire/subire, mangiare/essere mangiati.
Si ritroverebbe in tale indistinzione il modello del rapporto che il lattante intrattiene col seno, oppure che colui che sogna intrattiene con lo 'schermo del sogno'.
In questa incorporazione orale che caratterizzerebbe il rapporto dello spettatore col film, l'orifizio visivo ha rimpiazzato l'orifizio boccuale, l'assorbimento di immagini è al tempo stesso assorbimento del soggetto nell'immagine, preparato, predigerito dalla sua entrata nella sala buia.
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