domenica 17 ottobre 2010

L'equazione della realtà


Mito della caverna + realtà virtuale = Tredicesimo piano; Matrix; Inception...

E' presente un minimo comun denominatore in tutto questo. Anzi più di uno. Accantoniamo per ora il successo al botteghino, che in 2 casi su 3 rappresenta un aspetto interessante da analizzare, e concentriamoci sui contenuti; il fulcro sta nella capacità di alcuni di vedere le cose da un diverso punto di vista rispetto alla massa; questi individui sono equipaggiati con la migliore delle armi che si possa ottenere nel nostro viaggio: la consapevolezza. In principio un soggetto vive con la convinzione di avere sotto controllo il susseguirsi degli eventi che compongono la quotidianeità, di conoscere cosa vi è al di la del muro di cinta come del monte che si erge davanti a lui; improvvisamente qualcuno o qualcosa instilla (voce del verbo instillare, insinuare) in lui il dubbio che ciò che finora si è percepito come reale, sia una costruzione illusoria. A questo punto il percorso di ricerca della verità ha inizio; incertezza, incredulità, insicurezza, sofferenza, domineranno l'animo di colui che aspira a guardare dietro lo specchio. Ma cercare di scorgere la stanza dietro questo specchio è un'impresa assai ardua, e per quanto ci si sforzi, l'unica soluzione per vedere oltre al riflesso è quella di frantumare questa argentea barriera. Ma una volta fatto il salto??? Eh, boh!
Se si è fortunati, uscendo dal mondo artificiale, si incontra una sola realtà vera: Mr. Anderson avrà questo privilegio e passerà da individuo succube della realtà artificiale, a manipolatore di quest'ultima, grazie alla presa di coscienza ed alla consapevolezza della struttura di questo mondo; meno fortunato sarà il suo collega Douglas Hall, che verrà gabbato alla grande e ben due volte! Ma il signore indiscusso delle realtà artificiali a Matryoshka è il controverso Dominic Cobb che con un fortunato "penta through" riuscirà a toccare il fondo e rsalire in superficie.
Ricorre immancabile il momento in cui ci si rende conto che aprire gli occhi è più doloroso che tenerli chiusi. Ma in un certo senso è anche come venire al mondo: necessario. Inoltre l'altro elemento che ricorre e può influenzarci sul lato esistenziale, è il personaggio dell'architetto: colui che crea il mondo. si ragiona sempre in un'ottica per cui nulla è dato al caso, ma tutto segue le direttive della creazione per mano di un creatore che predispone ogni cosa secondo il suo volere.
Che la caratteristica di un mondo falso, non reale sia proprio quella di essere costruito e limitato da una mente? Che la realtà vera sia viceversa domniata solo dalla casualità? E come si può capire in che realtà stiamo vivendo in questo preciso istante? Un modo c'è...

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